mercoledì 25 giugno 2008

Figli a metà

Ilaria è figlia di Marina. Giovanni è figlio mio. Suo padre, che è padre di entrambi, li chiama fratello e sorella. Io ci provo. Di tanto in tanto sussurro a Gio "lo sai piccolino che hai già una sorella?", ma a Ilaria non lo dico mai. Ho paura. Paura che mi guardi e io quel suo sguardo, quello che indossa quando c'è qualcosa che non riesce a spiegarsi, non lo so reggere. Non ho ancora imparato a farlo. La conosco da dieci anni, da quando l'ombra del cappellino rosa (che ora nega di avere indossato, lei che "il rosa l'ha sempre odiato") le nascondeva gli occhi scuri - presi a prestito da sua madre - di bambina di quattro anni. Suo padre me l'ha presentata in mezzo ai banchi di un mercato. Mani unte dentro un sacchetto di "smile" fritti, le stesse mani che poi ho ritrovato fra le mie di ragazza venticinquenne con piercing all'ombelico, innamorata dell'"uomo maturo, con un passato alle spalle, e tanti paletti da lasciare in piedi". Mi ha chiesto "come ti chiami?" "Io Simona, e tu?" "Ilaria". La prima cosa che avrei voluto dirle? "Ilaria, io non c'entro. Sono venuta dopo. Dopo che papà e mamma non avevano più niente da dirsi, dopo che i tuoi incubi notturni ti portavano nella stanza con il letto grande e ci trovavi solo mamma, dopo i silenzi, dopo gli occhi rossi di papà "che forse è entrato qualcosa a far la bua", dopo i discorsi su quanto è bello avere due case, due armadi e i giochi doppi. Io sono venuta dopo, Ilaria. Credimi". Non ho detto niente. Ha parlato lei: "Hai la pelle liscia, senza rughe. Vorrei che fossi tu la mia mamma". E così io, che mamma proprio non ci pensavo ad esserlo, mi ci sono trovata in mezzo. In mezzo, fra lei e suo padre, sul divano con la fodera blu, "lo stesso della casa con mamma", a ridere per Mr. Potato che alle 21:05 corteggia le Barbie di Toys Story mentre voci in strada fuori mi ricordavano che a quell'ora si è solo all'aperitivo e il meglio deve ancora venire. Ora la guardo dormire, in questa stanza calda che divide con Gio. Vestiti in terra e fumetti sotto il letto, l'ombretto verde ancora sugli occhi "messo di nascosto da papà e tu Simo non glielo dire" e ripenso ai suoi natali malinconici in cui mancava sempre "qualcuno" perchè un giudice aveva deciso così, ai suoi silenzi orgogliosi di bambina forte che ha imparato a parlare e poco dopo a tacere per non fare male a mamma, per non fare male a papà. Ripenso alle frasi dette con rabbia, ai "tu non sei mia madre!" gridati prima di lasciarsi alle spalle una porta pesante quanto il silenzio dietro, alla gelosia degli abbracci di cui non potevo far parte, al mondo di padre e figlia da cui mi sedevo rispettosamente fuori perchè era giusto così.
Ora Gio la cerca. Sa che "Ilaria è a scuola", ad ogni ora del giorno. Arriverà il tempo in cui dovrò spiegargli che Ilaria ha un'altra casa e un'altra mamma o che forse ne ha due perchè alla fine quella venticinquenne con il brillantino alla pancia un po' mamma - con un passo indietro di rispetto parlando - si è sentita. Una notte l'ho trovata a fianco del lettino di Gio, lo accarezzava, aveva perso il ciuccio e lei era scesa a cercarglielo. Proprio come fa una sorella, anche se il suo e il mio orgoglio ci hanno impedito di dirlo. L'ho accarezzata anch'io, ora che "tu non sei mia madre" non me lo griderebbe più, nemmeno per gioco. Ora che mi abbraccia, mi chiama "vecchia" e io mi sento la pancia vibrare, come nei primi sussulti di un figlio in grembo.
Il piercing l'ho tolto. Sono arrivati i capelli bianchi e dio se starei male se qualcuno tenesse sulle gambe Gio mentre io sola a casa mi invento un'altra vita. Me ne accorgo ora, e ripenso anche a te Marina. Ci ripenso e capisco tante cose che allora non capivo. Venticinque anni e un foro all'ombelico a volte ti fanno sentire più forte...

12 commenti:

Anonimo ha detto...

certo che la penna la prendi di tanto in tanto ma quando lo fai...!
figli a metà, una dura realtà di oggi, in tanti la vivono ed io non posso proprio immaginarmela. il tuo pensiero rivolto all'altra mamma è davvero encomievole, magari anche solo immaginare la sofferenza che può esserci dall'altra parte. ho sempre pensato che in queste famiglie allargate chi soffra realmente siano solo i bambini e come tu stessa dicevi immaginare il tuo piccolo tra le braccia di un'altra "mamma", beh, fa male.
un abbraccione.

gians ha detto...

quello che dispiace e la lontananza di gio e ilaria, cresceranno e magari un giorno capiranno.., rimane alla coscienza degli adulti non tenerli lontani. un abbraccio stefi.

Anonimo ha detto...

ma che bella lettera.
ed è ancora più bella perchè è scritta da una donna ad un'altra donna.
è disarmante e nuda.
grazie stefi.
:)

NicPic ha detto...

ciao Stefi, you are larger than life!

E io sono molto, molto, molto felice di aver dato un piccolo impulso a questa tua passione per la scrittura.

Non smettere, io posso farlo. Tu non devi.

Anonimo ha detto...

ciao stefi, ci sono cosine che scrivi che scavano a fondo e che a volte vorrei quasi quasi non leggere (questo mi pare che te l'ho detto già vero?).
ho sentito quelle parole.
salutami le ragazze, chissà come sono oggi, se somigliano a me o a te.

gians ha detto...

buona domenica stefi.

gians ha detto...

un saluto quasi vacanziero. :)

escopocodisera ha detto...

ciao stefy, è da un po' che non ci si legge, tutto bene? un abbraccio e a presto.

Unknown ha detto...

Beh, ho letto due volte il tuo racconto cara Stefy, e per due volte ho pianto!
Da quando sono papà ho scoperto tante cose che prima non pensavo esistessero, in primis l'amore senza fine che un genitore prova per il figlio, qualcosa che di più vero e profondo non possa esistere.
Alla gioia così grande si contrappone però una sofferenza altrettando grande quando si è costretti a dividere ciò che non andrebbe mai diviso!Lucida e disarmante, quanto bella e vera la tua conclusione su di lei, l'altra mamma, quella nell'ombra, che il tuo stato di madre ha portato alla luce.COMPLIMENTI SINCERI

escopocodisera ha detto...

ciao stefy

gians ha detto...

sono rientrato, questa è una comunicazione di servizio, non ti metto premura, ma se vuoi mi piacerebbe leggere qualche tua nuova visione della vita. un abbraccio.

gians ha detto...

ehehe, si vede che non ti ho messo premura, e di questo sono felice. :) ciao stefi.