lunedì 25 febbraio 2008

Un posto a fianco

Esistono gli uomini che ti fanno sentire diversa? Sì, esistono. Ora ne ho la prova. Una prova scritta. Li incontri una sera, una sera magari un po’ sola, in una chat. Uno di quei posti in cui che sei libera, simpatica, carina e cerchi amici, lo dichiari mettendo una crocetta. E così incontri Pippo, che non aveva niente da fare, che era la prima volta che entrava, che non sa come funzionano queste cose, ma ci ha voluto provare… In fondo anche per te è la prima volta, mica vorrai dirglielo che è da più di un anno che provi a raccontare a sconosciuti cose che nemmeno tu hai il coraggio di dirti allo specchio? E così Pippo diventa il motivo della sera. Il motivo del correre a casa, il motivo del saltare la lezione di yoga, il motivo dello stramaledire la telecom se una sera non funziona l’ADSL, il motivo per sorridere un po’ di più, ora che c’è lui. Pippo è ovviamente simpatico, ha ovviamente la battuta pronta, non ti chiede la foto la seconda volta che ti vede on line e non ti risponde inviandoti il fotomontaggio della sua. Quindi forse Pippo è diverso dagli altri. Sì, Pippo è diverso dagli altri, perché dopo solo una settimana ti parla di Greta, Greta che la conosce da una vita, Greta che è la sua vita, Greta che fra sei mesi se la sposa, aspettano solo gli allacciamenti e di entrare con il caldo, così – sai - non c’è subito la botta del metano. Greta che lavora con i turni e lui non sa che fare, quindi entra in chat – anche se non l’ha mai fatto, lo ripete di nuovo – e per fortuna che ha incontrato te, che gli sei diventata amica, che sente un feeling incredibile, che ci prova a chiamarlo con i paroloni e ti parla di empatia, e ti dice che gli sembra di conoscerti da sempre. E tu che fino ad ora quasi non ci credevi più, pensi che questa volta hai trovato una persona sincera, perché altrimenti figurati se te lo diceva che stava con Greta e l’amava così tanto. E un po’ ti rode, quando te l’ha detto il tonfo l’hai sentito e hai sperato che l’ADSL smettesse allora di funzionare, ma se ne è rimasto tutto lì e lui ti ha incalzato “hey, ci sei ancora? Non ci sarai rimasta male?”… Ma no, quando mai?!? E via un’emoticon felice dietro l’altra… Mica sei una che sperava di trovare l’amore in chat, tu?!?! Spiegaglielo di nuovo a Pippo che sei lì solo per far passare un po’ il tempo… Così passano i giorni, e passi soprattutto le sere a sperare che Greta abbia di nuovo il turno e Pippo sia ancora lì per raccontargli che ti è finalmente arrivata la scrivania e ora non devi più scrivere sdraiata tutta storta sul letto, e lui ti chiede di descrivergli la tua casa, il tuo “ampio monolocale parzialmente arredato” con il balcone non fiorito che dà sull’interno di un cortile di Rozzano Milanese, una periferia che pensavi fosse solo la sede di immensi stabilimenti dell’Auchan e invece ci sei andata a vivere tu perché costava meno di Milano e ci stanno quelli come te che arrivano a fine mese con latte e Kellog’s dal 26 in poi. E Pippo è lì, e ti immagina seduta alla tua scrivania nuova, che cerchi di non far strisciare il braccialetto altrimenti la graffi, e sorridi perché ci sei davvero stata attenta. Come ti conosce bene oramai Pippo. Talmente bene che forse ora gli puoi dire di sì per quel caffé, magari in pausa pranzo, così vede che lavori in centro e magari ti senti più sicura e ti viene meno da arrossire. E così gli dici sì. Caffé d’orzo, macchiato, in tazza grande. Pippo ride, le donne devono sempre allungare le cose. No, dai, Pippo, non deludermi. Non dirmi queste frasi, che mi ricordi mio fratello, che ancora pensa che le donne non dovrebbero avere le patente. E forse lo pensa anche Pippo, però non lo dice, perché già non ci ha preso commentando quelle tre gocce d’orzo perse in una tazza da colazione. Pippo è un po’ come te lo aspettavi, forse qualche anno in più, forse qualche chilo in meno. Ti mostra Greta. Greta nel portafoglio, due anni fa al mare, che ora i capelli se li è fatti più scuri perché stanno meglio con l’abito da sposa avorio che si è presa. Greta che ride e forse ride un po’ di te che ci hai sperato fino alla fine che lei non esistesse. Quanti anni avrà Greta? La tua età? Non lo vuoi sapere.
Le lasci i suoi anni e le lasci Pippo.
Pippo che non è on line stasera. Pippo è con Greta. E tu sei sola, di nuovo. Come lo eri prima, anche se c’era Pippo, però ti sembrava di esserlo di meno. Sola a chiederti se esiste una meritocrazia in amore, perché se esiste, tu te lo meriti. Anche solo per quanto ci credi. Tu che ancora barcolli per stare in equilibrio, ma non lo vuoi questo equilibrio, perché ti vuoi perdere e non trovarti mai più, se non dentro il profumo di qualcuno a cui hai detto chi sei. Chi sei davvero. E Pippo non ha capito chi sei davvero, altrimenti non te lo chiedeva al primo incontro, davanti a una tazza d’orzo, di diventare la sua amante, che se “frequenti” la chat di sicuro non sei una ragazza seria, perché Greta – che è seria – non lo fa. Ma Greta perché è seria, è un po’ rigida, invece chissà tu cosa fai... E Greta è la donna della vita di Pippo, però la vita a volte può essere monotona e tu puoi essere il diversivo, che in fondo è così per tutti, perché quando ci si sposa poi ci si annoia. E magari conviene anche a te avere qualcuno che ogni tanto ti fa sentire bella, perché bella lo sei, anche se hai smesso di guardarti per accorgertene. E così ti alzi e te ne vai e lasci Pippo, i suoi anni in più e i suoi chili in meno davanti alla tazza ormai vuota d’orzo.
Te lo lascio, Pippo, cara Greta. Ti lascio Pippo, il tuo vestito avorio, i tuoi capelli ora scuri, che tingerai di mogano per nascondere il grigio della monotonia di un rapporto in cui ti crederai felice per non raccontarti la verità. Ti lascio Pippo e il suo doppio gioco, che non l’ho fatto giocare con me perché io non ci sto più a giocare. Io ora voglio far sul serio. Io sono diversa. E stasera chiudo il pc e magari ammetto di sentirmi sola, e chiamo mamma e la ascolto mentre mi chiede se “mi sono messa finalmente a posto” che poi “a posto” non so cosa sia, lei che nella sua vita il posto l’ha trovato un passo dietro a papà, sempre zitta perché se poi si infastidisce e grida i vicini sentono. Sono “a posto”, mamma, sono a posto. Sono sola, ma sono a posto. Ora incido il mio nome e la data sulla scrivania nuova, come si faceva a scuola, e me lo ricordo che da oggi cammino una volta ancora con le mie gambe. E un posto accanto a qualcuno prima o poi lo trovo, a fianco di qualcuno, mamma. Non dietro.

4 commenti:

NicPic ha detto...

Flusso psicanalitico, presa di coscienza, scatto d'orgoglio e riscatto finale, bell'esordio Stefi!

NicPic ha detto...

PS: elimina la richiesta di verifica della parola, è l'equivalente di una barriera architettonica.

PPSS: sei già nel mio blogroll :))

Anonimo ha detto...

...semplicemente bellissimo, sai veramente scrivere Stefi. Sai tratteggiare con poche parole le situazioni, gli stati d'animo, anche i luoghi.
Grazie per questa bella storia!
Io continuerò a leggerti.
Un abbraccio
Cri

P.s. A Rozzano non c'è Auchan, c'è il Fiordaliso (centro commerciale del gruppo IPER)....ma è solo un dettaglio di nessuna importanza.

Anonimo ha detto...

Embè, senza il mio commento non andanva... che dire? Sei straordinaria! Anche le mie amiche (quelle del sud) pensano che la tua scrittura sia molto fresca e scorrevole.Mi sono immedesimata molto nella protagonista, e credo che sia una storia che almeno in parte...abbiamo vissuto in tanti.
Mia nonna diceva, chi ben comincia è a metà dell'opera!
firmato CaraSimo